Sono il lavoro povero e le emigrazioni giovanili le questioni più urgenti da risolvere per il Mezzogiorno secondo il rapporto Svimez. Per crescere servono politiche industriali, ridurre il divario di genere e aumentare i laureati. Manca l’apporto dell’industria e della manifattura, così come in tutto il Mezzogiorno. Il Pil regionale è previsto in aumento di 0,6 punti nel 2023 e di 0,7 nel 2024, in linea con i dati nazionali.
Cresce l’occupazione, ma non le retribuzioni, su cui si ripercuote significativamente l’inflazione. Crolla il potere di acquisto, intorno al 10% La Campania resta la regione con la maggiore quota di individui a rischio povertà o esclusione sociale: il 46,3% della popolazione, contro il 49,4 dello scorso anno. Oltre 350mila nuclei familiari e quasi 880 mila persone hanno ricevuto il reddito di cittadinanza per un importo medio di 617 euro.
Aumenta il divario occupazionale con il centro Nord, così come quello salariale tra le generazioni, anche per colpa dei contratti temporanei. In Campania solo il 31% delle donne lavora, la minore percentuale in Europa in condivisione con la Sicilia. A influire gli scarsi servizi per la maternità: Campania ultima per posti negli asili nido, diventerà penultima con gli interventi previsti grazie al PNRR. Meno del 40% delle madri con figli fino a 5 anni ha un lavoro, eppure sono le donne ad avere titoli di studio più elevati: nella fascia tra i 24 e i 35 anni il 30,1% delle donne è laureato in Campania, contro il 20,9% degli uomini. E chi si laurea spesso, migra verso altre Regioni.
Dato che sommato al calo delle nascite e alla riduzione dell’impatto dell’immigrazione, porterà la Campania a perdere nei prossimi 60 anni oltre 2 milioni di abitanti. Il divario demografico si fa sentire in particolare in ambito sanitario: è previsto che la Campania perderà 0,3 punti percentuali di risorse in dieci anni. La sanità campana è quindi tra le peggiori in Italia, quart’ultima per performance e sedicesima per efficacia e qualità delle prestazioni fornite. Ultima per mobilità interregionale con quasi 3 miliardi di euro in saldo negativo.
Il tasso di dispersione scolastica in Campania è vicino al 17%, quartultima per adesione al tempo pieno, evidenziando la correlazione che c’è tra il prolungamento dell’orario e la permanenza nelle scuole. Dati che si riflettono anche nel rendimento scolastico, con i punteggi dei test Invalsi inferiori nelle regioni del Mezzogiorno rispetto al Centro Nord.
“Il rapporto Svimez – commenta il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci – certifica un grave calo demografico e una tipologia di lavoro precario a termine e involontario. Aumenta l’occupazione ma non i salari e questo fattore, con la cancellazione del reddito di cittadinanza, che mitigava le condizioni di povertà, appesantisce un quadro già allarmante. E se a questi dati aggiungiamo quelli sulla qualità della vita, che hanno posizionato Napoli tra le ultime città italiane è chiaro che il Governo – aggiunge Ricci – debba intervenire con politiche concrete in materia di lavoro, potere d’acquisto, politiche industriali e incentivi per donne e giovani, garantendo un’occupazione stabile in tutti i settori, ancor più in quello pubblico. Su questi temi, proseguiremo la nostra mobilitazione”.