“Il tema dell’autonomia differenziata è stato al centro del dodicesimo congresso regionale della Cgil Campania nel quale abbiamo lanciato la nostra mobilitazione permanente contro il disegno di legge firmato dal ministro Roberto Calderoli e approvato dal Governo. Una proposta che ci vede nettamente contrari perché ha di fatto esautorato il ruolo del Parlamento, dei corpi intermedi e dei cittadini, facendo passare un provvedimento promosso da una sola parte politica che non è maggioranza nel Paese”.
Con queste parole la segreteria regionale della Cgil Napoli e Campania da il via alla mobilitazione contro l’autonomia differenziata, annunciando per martedì 7 marzo un’assemblea regionale aperta a forze politiche, sociali ed istituzionali, che si terrà nella sede del sindacato a Napoli.
“Dal 2011 – si legge nella nota – la Cgil ha avviato una discussione sul titolo quinto della Costituzione e criticò la legge di Stabilità del 2014, dove si intravedeva da parte della Lega il tentativo di una prospettiva di autonomia differenziata in netto contrasto col coordinamento centrale della finanza pubblica. Dopo esattamente otto anni da quella legge di stabilità, oggi ribadiamo la nostra posizione chiara, decisa e costante. Per la Cgil è necessario individuare norme nazionali per gli ambiti delle materie concorrenti evitando una pericolosa differenziazione regionale; definire livelli essenziali di prestazioni uguali nel Paese, non a geografia variabile, con un principio di redistribuzione e con indicatori non solo in termini teorici o tecnici; programmare e finalizzare i grandi investimenti pubblici per ridurre il deficit infrastrutturale in Italia; prevedere un piano straordinario di assunzioni nel settore pubblico; promuovere l’istruzione con un accesso universale; ridurre la mobilità sanitaria favorendo competitività per uguali diritti nella salute; definire i fabbisogni standard evitando lo strumento della spesa storica”.
“Ancora oggi – prosegue la nota – Veneto, Lombardia, Emilia Romagna rappresentano il 36 per cento del Pil nazionale. In termini di popolazione rappresentano il terzo totale del Paese e l’economia di quelle regioni che con quasi il 60% determina condizioni economiche già differenziate. Si è legittimati a pensare, per questo, che la volontà politica di formare un blocco territoriale forte dell’esito del voto del 25 settembre scorso con quei partiti, a partire dalla Lega, sia un obiettivo da raggiungere entro l’anno. Noi chiediamo che lo Stato debba rispondere in maniera decisa favorendo una serie d’interventi di perequazione territoriale in riequilibrio con il Mezzogiorno. Possiamo parlare di autonomia se tutti i cittadini all’interno del contesto nazionale hanno il medesimo accesso alle ricompense sociali e all’utilizzo dei servizi essenziali. Oggi non siamo in grado di poter affermare questo ma, al contrario, si rende necessario equilibrare le condizioni di partenza”.
“Non è accettabile – sostiene la Cgil regionale – che a seconda di dove vivi hai maggiori o minori possibilità di usufruire di ciò che ti spetterebbe come cittadino di una nazione. Per questo il decreto Calderoli è un atto gravissimo: adesso ci aspettano 11 mesi di mobilitazione, perché da gennaio 2024 le Regioni potranno fare accordi con questo Governo sulle materie concorrenti. Per questo facciamo appello alle forze sociali, politiche ed istituzionali di questa regione affinchè scendano in campo con noi per contrastare una legge che non ha altro obiettivo se non quello di spaccare e fare a pezzi l’Italia. La Costituzione va difesa e il Parlamento deve tornare ad avere il ruolo che gli compete. Per tutte queste ragioni – conclude il sindacato – abbiamo indetto un’assemblea regionale aperta che avrà come obiettivo principale quello di avviare un fronte comune per contrastare queste scelte divisive del Governo”.