“Porto a questa platea la voce del mio popolo in un momento buio. In Iran da tempo si stanno susseguendo accese proteste contro il Governo a causa delle violenze della cosiddetta polizia morale nei confronti soprattutto delle donne, costrette a coprirsi completamente dalla testa ai piedi per uscire di casa, vedendosi negate i più basilari diritti di libertà personale”. Con queste parole Samira Lofti Khah, cittadina iraniana e componente della segreteria della Flai-Cgil Caserta, ha aperto i lavori del XII congresso della Cgil Campania, in corso fino a domani alla Stazione Marittima di Napoli, portando la voce delle donne e degli uomini che in Iran stanno combattendo una battaglia di libertà contro la repressione degli Ayatollah.
“La protesta inizialmente partita dall’uccisione di Mahsa Amini – ha raccontato davanti alla platea delle delegate e delegati provenienti da tutta la Campania – in breve tempo ha visto il coinvolgimento di tutta la popolazione, unendo donne e uomini sotto il grido “donna, vita, libertà”. Mahsa, dopo l’arresto, è stata picchiata a morte dagli agenti scatenando in tutto il Paese violenze che hanno causato, finora, almeno 500 morti e 10 condanne a morte accertate, inflitte con processi farsa in cui viene negata la presunzione d’innocenza e ogni diritto a difendersi. Chi non è stato condannato a morte – ha ricordato – è stato torturato fino ad ottenere, con la violenza, confessioni forzate. Donne e uomini che pagano con la loro vita il diritto di esistere e di liberarsi da un regime. Non è tollerabile, nel 2023, che le donne vengono uccise per una ciocca di capelli. Le proteste non possono cessare adesso che il mondo sta conoscendo la realtà del regime degli ayatollah, che si traduce in un umiliante disprezzo per i propri cittadini e per la vita umana. Finalmente, in questi giorni, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno inserito i pasdaran nella lista dei terroristi. Questo – ha detto Samira – è un passo importante per una presa di coscienza di noi tutti verso questa finta democrazia che impone i suoi dogmi con condanna a morte ed isolamento mediatico. Intanto la mia gente continua a morire per la libertà. Serve – ha concluso – che la società civile insorga e la solidarietà non sia solo virtuale, riempire le piazze e usare tutta la forza diplomatica dei Paesi occidentali per porre fine a questa strage”.