Davanti all’annuncio del 7 marzo del Consiglio dei Ministri circa l’approvazione di un disegno di legge recante “Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime” non possiamo che esprimere sconcerto per un governo che gioca sulla pelle e sul corpo delle donne, pensando al mondo femminile e al movimento femminista come animato da sprovvedute, decerebrate da prendere in giro a suon di propaganda, brandendo questioni e parole-manifesto, per sottrarle, svuotarle di senso, offenderle, violentarle.
È ora di dire a questo Governo e alla cultura di cui è espressione che non ci lasceremo offendere dalle loro provocazioni. Il femminicidio è una questione seria: parliamo di madri, sorelle, amiche che muoiono, che perdono la vita per mano di mariti, figli, compagni, conoscenti e sconosciuti maschi, violenti, figli di quella cultura della sopraffazione, del controllo, dell’oppressione e della manipolazione di cui anche questo governo non smette mai di rivelarsi espressione.Perplime il tempismo, alle soglie dell’otto marzo, per lanciare un provvedimento che non porterà alcun beneficio alle vittime e che servirà solo a rispondere alla sete di giustizialismo. Le donne della CGIL Campania ritengono che la violenza sulle donne non si possa affrontare solo con un approccio penale, che considera i
l problema solo nel suo epilogo finale. Poiché non si tratta di emergenza ma di un fenomeno strutturale, senza la dovuta formazione degli operatori della giustizia e senza un piano straordinario per il contrasto alla violenza, non sconfiggeremo mai un fenomeno culturale che nelle sue manifestazioni più acute porta agli stupri e all’omicidio, ma che vive ogni giorno delle discriminazioni e marginalizzazioni che le donne affrontano.
Ricordiamo al Governo che esattamente come abbiamo già detto, sottolineato e ribadito, le donne non hanno bisogno di proclami, ma di strumenti concreti e che prima della pena bisogna agire sulla prevenzione che significa promuovere programmi per l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, garantire adeguati e continui finanziamenti ai centri antiviolenza, alle case rifugio, agli sportelli d’ascolto, investendo su un sistema di servizi e di risorse pubblico che possa contare su una vasta e capillare rete di soggetti (consultori, scuole, associazioni, reti) territoriale. Le donne hanno bisogno sentire che alle loro spalle c’è un sistema pronto ad accoglierle, a sostenerle e proteggerle, non a giudicare ed accusare.E per farlo c’è bisogno di una rete di soggetti coordinata e adeguatamente formata, di servizi, di
buona occupazione e di una società educata al rispetto reciproco e alla parità che promuova la partecipazione, l’emancipazione e la libertà di scelta delle donne. Tutti elementi che questo Governo, seppur guidato da una donna, proprio non esprime.