“La condizione delle crisi industriali in Campania, dall’elettrodomestico alle telecomunicazioni, dall’elettronica all’aerospazio, fino alla mobilità, è allarmante. Tante le vertenze irrisolte, dalla Whirlpool passando attraverso la lotta per la difesa della Jabil e di Dema, oggi a un punto delicato delle vertenze, fino a Soft Lab e Orefice, punte dell’iceberg di un avanzato processo di deindustrializzazione che sta interessando da anni il territorio campano con conseguenze devastanti sulla condizione dei lavoratori e delle loro famiglie”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Campania, Nicola Ricci, nella sua relazione al dodicesimo congresso regionale della confederazione in corso alla Stazione Marittima di Napoli.
LA RELAZIONE INTEGRALE DEL SEGRETARIO GENERALE NICOLA RICCI
RELAZIONE CONGRESSO REGIONALE DEF“Nel primo semestre del 2022 – ha ricordato Ricci – si è rilevata una ripresa dell’economia della Campania, fino a che non si sono manifestati gli effetti negativi del conflitto in Ucraina. Le difficoltà di approvvigionamento dei materiali e l’incremento dei costi energetici e dei beni alimentari. Nel primo periodo dell’anno, però, la ripresa è di poco inferiore a quella nazionale interessando molti settori dell’economia”.
“Sul versante dell’occupazione – ha aggiunto Ricci – la situazione non appare particolarmente rosea: il lavoro irregolare rappresenta circa il 18%. Diminuiscono le assunzioni a tempo indeterminato (-16%) e aumentano i contratti stagionali (27%), di somministrazione (16%), i contratti a termine (7%) e quelli denominati intermittenti (21%). Perché parliamo di precarietà? Non solo per la durata a tempo delle diverse tipologie di contratti. Ne consegue che in Campania 332.000 famiglie percepiscono il reddito di cittadinanza con un numero elevato di percettori (890.000); il che rappresenta, nel confronto nazionale, un quinto dei nuclei familiari e un quarto dei percettori”.
“La Campania – secondo Ricci – sta correndo il rischio di non agganciarsi a un sistema che sia pronto a un’agognata ripresa. Fino al 2021 eravamo la terza regione del Paese con un sistema d’imprese innovative, circa 1387, dopo Lombardia e Lazio. Nel 2022 siamo scesi di molte posizioni perché nel frattempo Emilia Romagna, Veneto e Liguria hanno avanzato. Quando chiediamo un ruolo diverso della Regione Campania – ha concluso Ricci – pensiamo a un Piano per il lavoro comune con le associazioni imprenditoriali, con l’associazionismo, il mondo dell’università e dell’istruzione e della formazione, e ognuno, per la propria parte e le proprie competenze, deve costruire un protocollo operativo che sia permanente e in grado di monitorare costantemente i risultati condivisi e da ottenere”.