“Entro Natale potremmo avere almeno un milione di cittadini campani che percepiranno il Reddito di Cittadinanza. Un aumento che non può essere liquidato come argomento di campagna elettorale, dicendo che la maggior parte dei percettori sia un furbo o viva nell’illegalità, senza dire che invece ci sono migliaia di famiglie e di lavoratori con un reddito basso che, grazie al Reddito di Cittadinanza, riescono ad andare avanti aggredendo la loro condizione di povertà. Il tema va affrontato ed è una sfida anche per il nuovo Governo che, secondo noi, dovrà studiare delle misure correttive ma non bisogna abolirlo perché è uno strumento che da una risposta alle povertà, come avviene anche in altri Paesi europei”.

Così il segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, intervenendo oggi a Radio Crc nell’approfondimento condotto da Marco Di Bello.

“Oggi – ha ricordato Ricci – ci sono offerte di lavoro che non arrivano ai 600 euro della media del Reddito di Cittadinanza, perché ci sono condizioni salariali e lavorative che non vengono rispettate dai datori di lavoro. Per questo, oltre al Reddito va affrontato anche il tema del salario minimo garantito che prenda a riferimento le condizioni economiche contenute nei contratti collettivi nazionali. E allora sì che questi con questi due strumenti possiamo dire di essere davvero anche noi in Europa, con due provvedimenti che aggrediscono la povertà e sostengono salari bassi”. C’è poi il problema, soprattutto in Campania, di far incontrare domanda e offerta di lavoro.

 

“Non abbiamo – ha detto il segretario generale Cgil Napoli e Campania –  uno strumento pubblico che si occupa di far incontrare domanda e offerta di lavoro. Il Reddito di Cittadinanza dovrebbe favorire questo incontro, ma in Campania i navigator sono stati rispediti al mittente e tutto è affidato alle agenzie di lavoro. È un sistema che va ripensato: la Campania ha messo in campo il programma Gol ma senza altri strumenti attrattivi, continueremo ad assistere alla fuga dei nostri giovani”.

In una regione come la Campania, dove le crisi industriali sono all’ordine del giorno, questi due strumenti aiuterebbero a sostenere tante famiglie messe in difficoltà dai licenziamenti di mariti, mogli, figli. L’ultima vertenza è esplosa a Marcianise, in provincia di Caserta, dove la Jabil Circuit appena una settimana fa ha annunciato 190 licenziamenti.

“In Campania – ha ricordato Ricci – abbiamo avuto grandi imprese del nostro territorio che hanno trovato condizioni favorevoli per insediarsi, attraverso incentivi pubblici che si sono esauriti in pochi anni, complice anche le difficoltà infrastrutturali di alcune zone, e poi ci sono le grandi multinazionali che, pur avendo anch’esse ricevuto grandi finanziamenti pubblici, o non hanno trovato le condizioni favorevoli o hanno agito con dolo, prendendo gli aiuto, saccheggiando e andando via.  L’ultimo esempio in ordine di tempo è la Jabil, che ha cambiato più volte vocazione industriale, prospettando grandi iniziative salvo poi cambiare idea e 190 lavoratori. Il problema vero – ha sottolineato – è che in Italia non abbiamo una legislazione che costringa queste imprese a restare in quel territorio con delle clausole come, ad esempio, un piano industriale concreto e puntuale. Oggi, purtroppo – ha concluso – abbiamo solo strumenti molto miopi”.